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Naucrates ductor

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Pesce pilota
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseActinopterygii
OrdinePerciformes
FamigliaCarangidae
GenereNaucrates
Rafinesque, 1810
SpecieN. ductor
Nomenclatura binomiale
Naucrates ductor
(Linnaeus, 1758)

Il pesce pilota o fànfano[2] (Naucrates ductor (Linnaeus, 1758)) è un pesce osseo marino appartenente alla famiglia Carangidae. Si tratta dell'unico esponente del genere Naucrates[3].

Pesci pilota in compagnia di uno squalo pinna bianca oceanico
Individuo giovanile

Distribuzione e habitat

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Il pesce pilota ha distribuzione circumtropicale nelle acque tropicali, subtropicali e temperate calde. Nell'oceano Atlantico occidentale è presente dalla Nuova Scozia a nord all'Argentina a sud compresi il golfo del Messico, il mar dei Caraibi, le Bermuda e le Bahamas[1]; nella parte orientale dell'Atlantico la sua distribuzione va dalle isole Britanniche (molto raro) alla Namibia comprendendo le isole Canarie, il mar Mediterraneo[4] e occasionalmente il mar Nero. Nell'Indo-Pacifico è presente dappertutto fino al Giappone, al'Australia, alla Nuova Zelanda e alle Hawaii[1]. Nell'oceano Pacifico orientale la sua distribuzione va da Vancouver (Canada) al Cile comprendendo le isole Galapagos[4].

Si tratta di un animale strettamente pelagico e oceanico, noto per la sua relazione di commensalismo con animali marini di grande taglia come squali, razze, grossi pesci ossei, tartarughe marine e perfino navi e oggetti galleggianti. I giovanili sono associati a meduse o ammassi di alghe alla deriva[1]. Si può incontrare fra 0 e 300 metri di fondale[4] ma di solito non sotto i 150 m[1].

N. ductor ha corpo affusolato[5] poco elevato[6] e poco compresso lateralmente, con testa grande e allungata[5] dal tipico profilo anteriore arrotondato[6]. La bocca è piuttosto piccola, raggiunge il bordo anteriore dell'occhio[4]. Il peduncolo caudale porta una lunga carena per lato. Le pinne dorsali sono due: la prima è negli adulti ridotta a una fila di 4-5 raggi spiniformi isolati, non uniti da membrana e molto brevi[7], questa pinna è scarsamente visibile poichè i raggi sono spesso infossati nella pelle[5]; la seconda dorsale è allungata e piuttosto bassa, soprattutto nella zona centrale, ha 1 raggio spinoso e 26-28 raggi molli. La pinna anale è simile alla seconda dorsale sebbene più corta, ha 1-2 raggi spinosi e 16-18 raggi molli. Le pinne pettorali sono corte e larghe, così pure le pinne ventrali[7]. La pinna caudale è piuttosto grande, biloba, con punte dei lobi sottili ma ottuse[5].

La colorazione dell'animale è caratteristica e inconfondibile: grigio argenteo[6] o bluastro[4] spesso molto chiaro[6] con 5-7 larghe bande verticali[7] nere[6] o comunque molto scure[5] estese sulle pinne pari[6]. La pinna caudale può essere scura[7] o con un disegno variabile[6] ma ha sempre gli apici chiari. L'intensità della colorazione delle fasce scure può variare, o al limite possono temporaneamente scomparire del tutto, in base allo stato emotivo dell'animale[7].

Può raggiungere i 70 cm di lunghezza, la lunghezza comune è di circa 40 cm[4].

Comportamento

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Quello del pesce pilota è un caso molto noto di simbiosi commensalistica, ovvero di una associazione tra organismi nella quale uno dei simbionti ottiene un vantaggio senza nè danneggiare nè favorire l'altro. Nello specifico il pesce pilota si nutre di avanzi di cibo, parassiti ed escrementi dell'ospite[4]. La simbiosi non è tuttavia obbligata e può talvolta fare vita libera. Le ipotesi, formulate nell'antichità, che il pesce pilota guidase gli squali o che deponesse le uova sulla pelle degli stessi sono del tutto infondate[7].

Alimentazione

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L'alimentazione si basa, oltre che sugli avanzi dell'ospite[4], su organismi dello zooplancton (soprattutto crostacei), su cirripedi del genere Lepas[8] che crescono sull'ospite[5] e su piccoli pesci[8].

Si riproduce in autunno e in inverno[7], le uova sono pelagiche[4] e hanno un diametro di 1,32 mm. Le larve attraversano due stadi, il primo stadio detto Xystophorus è molto diverso dall'adulto a causa delle spine presenti sulla testa, il secondo stadio Nauclerus ha la prima pinna dorsale con raggi uniti da membrana e colorazione priva delle fasce scure, queste ultime compaiono a una lunghezza di 3,6 cm[7]. L'accrescimento è molto rapido nei primi 6 mesi di vita[1].

È riportata in letteratura la predazione da parte della lampuga e e dello squalo Pseudocarcharias kamoharai[9].

La pesca è perlopiù occasionale e avviene soprattutto con reti da circuizione dotate di fonti luminose. Abbocca alle lenze a traina. A scopo alimentare non è particolarmente apprezzato[5].

Conservazione

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La IUCN classifica questa specie come "a rischio minimo" data la vastissima estensione dell'areale, le popolazioni generalmente ricche e il basso sforzo di pesca in genere solo come bycatch[1].

  • Francesco Costa, Atlante dei pesci dei mari italiani, Milano, Mursia, 1991, ISBN 8842510033.
  • Patrick Louisy, Guida all'identificazione dei pesci marini d'Europa e del Mediterraneo, a cura di Trainito, Egidio, Milano, Il Castello, 2006, ISBN 888039472X.
  • Tortonese E., Osteichthyes: pesci ossei. Vol. 1, collana Fauna d'Italia, Bologna, Calderini, 1975, ISBN 9788870190977.

Voci correlate

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