Piramide di Chefren
Piramide di Chefren | |
---|---|
![]() | |
Civiltà | egizia |
Utilizzo | Cenotafio del faraone Chefren |
Stile | architettura egizia |
Epoca | 2500 a.C. circa |
Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Governatorato | Giza |
Altitudine | n.d. m s.l.m. |
Dimensioni | |
Superficie | n.d. m² |
Altezza | 136 m |
Larghezza | 216 m |
Amministrazione | |
Ente | Ministero delle Antichità |
Mappa di localizzazione | |
![]() | |
La Piramide di Chefren (IV sovrano della IV dinastia) è la piramide centrale fra le tre situate sulla piana di Giza, la seconda più alta e la seconda più grande del gruppo. Era il cenotafio eretto dal sovrano stesso durante l'Antico Regno e denominato "Wr Kafre" ossia "Grande è Kafre".
Dati principali
[modifica | modifica wikitesto]- Altezza totale iniziale 143,6 metri.
- Altezza odierna 136,4 metri
- Base quadrata con lato 215,25 metri
- Angolo basale 53°10'
- Volume (arr.) 2 230 000 m³
Caratteristiche esterne
[modifica | modifica wikitesto]La piramide di Chefren è la seconda in Egitto come grandezza dopo la piramide del padre Cheope. Nella metà inferiore presenta grandi blocchi grezzi ed irregolari disposti con scarsa precisione, mentre verso la sommità questi appaiono disposti in maniera più uniforme. Nel corso dei millenni vari movimenti sismici hanno provocato degli spostamenti di alcuni millimetri delle pietre.

La piramide appare più alta di quella di Cheope perché venne costruita su uno zoccolo di roccia alto circa 10 metri. La sua altezza apparirebbe ancora maggiore se non fosse priva di parte della cima e del pyramidion.
Ha la particolarità di essere l'unica piramide che conserva sulla sommità una parte della copertura in calcare bianco di Tura che originariamente ricopriva l'intera struttura[1] e di cui oggi restano solo gli ultimi 45 metri. La base è rivestita di "pietra etiopica variegata" (così come la definisce Erodoto) ovvero granito rosa e grigio di Assuan.
Vi sono due ingressi dovuti a un cambiamento del progetto iniziale: uno a circa 11,54 metri di altezza, l'altro a livello del suolo, che è quello attualmente usato per le visite.
Caratteristiche interne
[modifica | modifica wikitesto]Varcata la soglia si presenta una discenderia lunga circa 32 metri che conduce ad un corridoio orizzontale terminante nella camera funeraria rimasta incompiuta.
Questa misura 14,15 metri per cinque, è unica, scavata nella pietra, con il soffitto a due spioventi formato da 17 coppie di travi in pietra calcarea e situata sotto il livello del cortile.
L'unico arredo funerario ritrovato è il sarcofago di granito rosso seppellito "a fior di terra", completamente privo di iscrizioni e con il coperchio spezzato.
Dalla camera, una galleria in salita porta a due appartamenti con un corridoio orizzontale collegato al primo e dovuto sicuramente ad un cambiamento di progetto in corso d'opera. Vi è inoltre una grande camera forse destinata a magazzino o alla raccolta di offerte funebri oppure come serdab.
Tempio funerario
[modifica | modifica wikitesto]Il tempio funerario di Chefren era l'edificio del complesso funerario adibito al culto del sovrano e situato sull'altopiano di Giza ad oriente della propria piramide ma senza esservi collegato.

Tutto il complesso funerario del sovrano fu riportato alla luce dal 1909 con l'architetto Uvo Holscher della spedizione tedesca di Ernst Von Sieglin al 1932 con Selim Hassan del Servizio Antichità Egizie anche se in realtà Auguste Mariette aveva già individuato il tempio a valle attribuendolo erroneamente al complesso della Sfinge.
Del tempio funerario non restano che imponenti rovine tra le quali, a conferma, spicca un concio di oltre 400 tonnellate; ma le sue dimensioni erano maggiori di quelle del vicino tempio funerario di Cheope e si presentava in origine con un corpo unico, massiccio, dalla facciata lunga più di 100 metri, un vestibolo con 14 colonne, varie sale ad uso rituale con piedritti, magazzini, due atri ortogonali, corridoi e cortile rettangolare con porticato.
Il tempio presenta, dopo la seconda sala ipostila, la "sala delle nicchie" che accoglieva le cinque statue del sovrano e dedicate al culto terreno della titolatura reale completa.
Le pareti delle sale erano rivestite di calcare e granito rosa di Assuan mentre il pavimento era in alabastro.
L'edificio era collegato tramite una rampa processionale discendente lunga quasi 500 metri, coperta e decorata a colori, al tempio a valle del sovrano e alla Sfinge mentre all'esterno, a nord ed a sud, vi erano le fosse per accogliere le barche solari.
Galleria d'immagini
[modifica | modifica wikitesto]-
Ricostruzione del complesso funerario di Chefren
-
Resti del tempio funerario di Chefren
-
La piramide con i resti del tempio funerario di Chefren
-
Camera laterale del tempio funerario
-
Passaggio iniziale della rampa
-
Sezione dritta del passaggio
-
Uscita della camera funeraria
Tempio a valle
[modifica | modifica wikitesto]Il tempio a valle di Chefren era l'edificio del complesso funerario piramidale adibito al culto del sovrano relativamente all'imbalsamazione, alla cerimonia di apertura della bocca ed era situato nella valle del Nilo.

Scoperto da Auguste Mariette nel 1852, che erroneamente lo attribuì alla Sfinge, si collegava al tempio funerario di Chefren tramite una rampa processionale ascensionale lunga 494 metri ed è l'unico tempio a valle che si sia conservato e che ci è pervenuto in buono stato di conservazione.
Costruito a destra della Sfinge, doveva avere in origine l'aspetto di una mastaba in pianta quadrata di 45 metri di lato con 13 metri d'altezza, presenta mura in blocchi di granito rosso di Assuan, collocati in maniera perfetta e precisa che lo rendono impressionante per il severo aspetto in quanto privi di decorazioni ad eccezione di alcune iscrizioni in caratteri geroglifici incise intorno ai varchi di accesso.
I conci delle poderose mura sono in calcare di Tura di enormi dimensioni ed il loro volume è di circa 55 metri cubi che sviluppano un peso di quasi 150 tonnellate mentre un blocco di granito pesa sulle 45 tonnellate.
Nella grande sala a T rovesciata, i 16 pilastri monoliti in granito rosso alti circa 4 metri che sorreggono le imponenti architravi, dovevano creare uno spettacolare contrasto cromatico con le pareti in calcare rivestite con lastre di granito nero, oggi parzialmente scomparse, e con la pavimentazione in alabastro.
Nella sala, si trovavano in origine 23 statue del sovrano assiso, tutte in diorite verde del deserto nubiano, alabastro e grovacca. Nel 1859 Mariette scoprì nella prima anticamera un pozzo ove erano state gettate le statue regali per preservarle dalle profanazioni e dai ladri. Purtroppo solo una era intatta ed è conservata oggi al museo de Il Cairo.
Dalla parte centrale del tempio, dove avvenivano i rituali funebri, si accedeva a varie camere, corridoi, vestiboli, atri ed ambienti per contenere le barche solari.
Ha due entrate sul lato nord ove si trovano ancora ruderi di quattro sfingi ed in questo tempio compare per la prima volta l'elemento architettonico della modanatura a gola egizia.
Galleria d'immagini
[modifica | modifica wikitesto]-
Tempio a valle con vestigia della banchina
-
Mura esterne con parziale rivestimento in granito
-
Cornice in granito in primitiva "gola egizia"
-
Varco d'entrata
-
Rivestimento in granito di un corridoio
-
Corridoio laterale con supporti per statue
-
Corridoio centrale sala a T con pilastri monolitici
Storiografia
[modifica | modifica wikitesto]Come tutte le piramidi, anche quella di Chefren era stata violata fin dall'antichità e alcuni blocchi furono asportati e usati nella costruzione del tempio di Eliopoli così come testimonia la firma di May, figlio di Bakenamon vissuto al tempo di Ramses II e del quale era capomastro. Trattasi di due iscrizioni esterne relative a una ispezione effettuata insieme allo stesso sovrano relativamente all'asporto delle pietre o forse anche per un eventuale restauro.
Venne aperta e chiusa numerose volte, ma già dall'Era cristiana la piramide di Chefren fu poco considerata e quasi mai nominata persino dagli storici a vantaggio della vicina "sorella maggiore".
All'interno si trova una scritta in arabo che nomina un certo Muhammad Ahmed cavatore e Osmann muratore in un tempo non definito.

Nel 1372 d.C. vi sono testimonianze scritte che la piramide era ancora aperta, ma venne chiusa successivamente perdendo la memoria dell'ingresso.
L'asportazione del rivestimento iniziò probabilmente durante il periodo del sultano Hassan, tuttavia a metà del XVI secolo, come rilevato nel 1548 dall'esploratore Jean Chesneau che descrisse come gran parte del pregiato calcare bianco fosse ancora presente[2] e che la piramide risultasse ancora impenetrabile. Nacque così la convinzione che la piramide fosse una struttura piena cioè senza camera funebre, convinzione confermata anche dall'infruttuosa ricerca di un'entrata da parte del navigatore ed esploratore genovese Caviglia nel 1817.
Un anno dopo, il 2 marzo 1818, l'esploratore padovano Giovanni Battista Belzoni notò un grande ammasso di pietre che ricopriva quasi tutta la facciata nord e, dopo averle rimosse, trovò prima un cunicolo impraticabile scavato dai ladri e dopo i tre grandi blocchi che costituivano l'ingresso principale della piramide. All'interno sperò di trovare il luogo della sepoltura intatto, ma la camera era in realtà totalmente vuota salvo la presenza del sarcofago aperto, il cui coperchio, rotto, era posto sul pavimento.[3] Sul suolo vi erano cumuli di terra e molte pietre, all'interno del sarcofago furono trovati molti detriti mischiati ad alcune ossa.[4] Sulla parete ovest della camera sepolcrale Belzoni trovò l'iscrizione, risalente probabilmente a 600 anni prima, che rivelava come la piramide fosse stata aperta dal capo di maestranze operaie Mohamed-Ahmed presente il sultano Ali-Mahomet.[5]
All'interno e a futura memoria, Belzoni lasciò scritto con il nerofumo a caratteri cubitali e per quasi tutta la lunghezza della parete: "Scoperta da G. Belzoni. 2 marzo 1818". La piramide fu definitivamente esplorata da John Shae Perring nel 1837.
Galleria d'immagini
[modifica | modifica wikitesto]-
Lato nord della piramide
-
Rivestimento in calcare
-
Sarcofago in granito rosso
-
Discenderia
-
Camera funeraria
-
Rappresentazione prospettica camera funeraria
-
Rappresentazione prospettica delle camere
-
Giza
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- AA. VV., Egitto. I Faraoni al tempo delle piramidi vol. VI, Milano, Rizzoli, 2005.
- AA. VV., Le grandi scoperte dell'archeologia vol. I, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1987.
- AA. VV., Magnifiche piramidi e sfingi misteriose, Novara, De Agostini, 2004, ISBN 8841814276.
- Giorgio Agnese, Maurizio Re, Antico Egitto, Roma, White Star, 2008, ISBN 8878443387.
- Arte e storia dell'Egitto, a cura di Alberto C. Carpiceci con la collaborazione di Giovanna Magi, Firenze, Bonechi, 1994, ISBN 9788880290858.
- Horst Bergmann, Franck Rothe, Il codice delle piramidi, Roma, Newton Compton, 2006, ISBN 8854103128.
- C. W. Ceram, Il libro delle piramidi, traduzione di Licia Borrelli, Milano, Einaudi, 1970 [1949].
- Nicolas Grimal, Storia dell'antico Egitto, traduzione di Gabriella Scandone Matthiae, Bari, Laterza, 2002 [1988], ISBN 9788842056515.
- Peter Jánosi, Le piramidi, traduzione di M. Cupellaro, Bologna, Il Mulino, 2006, ISBN 8815109625.
- (EN) Mark Lehner, The Complete Pyramids. Solving the Ancient Mysteries, New York, Thames & Hudson, 1997, ISBN 9780500285473.
- Paul Jordan, Gli enigmi della Sfinge, traduzione di Marco Massignan, Roma, Newton & Compton, 1999, ISBN 9788882893552.
- Kurt Mendelssohn, L'enigma delle piramidi, traduzione di Francesca Paola Porten Palange, Milano, Mondadori, 1990, ISBN 8804329114.
- Corinna Rossi, Piramidi, Roma, White Star per L'Espresso, 2005.
- (FR) Jean-François Sers, Le secret de la pyramide de Khephren, Monaco, Editions du Rocher, 1992.
- Marco Zatterin, Il gigante del Nilo. Storia e avventure del Grande Belzoni, Collezione Le Scie, Milano, Mondadori, 2000, ISBN 9788804477990.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Piramidi egizie
- Necropoli di Giza
- Altopiano di Giza
- Tempio funerario
- Tempio a valle
- Cassaforma
- Teorema di Talete
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla piramide di Chefren
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Khafre, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Piramide di Chefren, su Skyscraper Center.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 243135953 · GND (DE) 4307824-2 · J9U (EN, HE) 987009899849105171 |
---|